lunedì 27 ottobre 2014

Crostata alle noci QUELLA SERA DORATA di Peter Cameron

E' un romanzo che scorre velocissimo, nonostante non succeda praticamente niente (un ragazzo va in Uruguay per convincere la famiglia di uno scrittore defunto a dargli il consenso per scrivere la sua biografia). I personaggi sono pochi, ma ognuno è ben caratterizzato e si impara a conoscerli tramite i dialoghi che Omar (il protagonista) sostiene con loro. E' molto semplice, niente di trascendentale, però piacevolissimo e ben scritto e simpatico. Mi sarebbe piaciuto far parte di quella finta realtà, in quel luogo straordinario.
In questa crostata invece c'è un unico protagonista: lo Juglans regia di casa mia, che quest'anno ha fatto una produzione straordinaria di noci e mi ha incentivato a cucinare qualcosa di buono, dopo un periodo di vuoto interiore culinario.


Ricetta:




Pasta frolla

Pacioccare con le mani 100 gr di zucchero, 250 gr di farina, 1 pizzico di sale, 1/2 bustina di lievito e cannella (quanto piace). Aggiungere un po' alla volta 100 gr di burro ed amalgamarlo bene. Disporre il tutto nella forma a vulcano e riempire il cratere con un uovo intero e un tuorlo. Con le dita iniziare a girare per mescolare l'uovo con il bordo del cratere e poi con tutto; continuare fino a che non si ottiene un impasto solido, lavorando con il palmo delle mani (non le dita), ma non troppo. Stendere la pasta su una tortiera (imburrata e infarinata) e bucherellare con la forchetta.

Crema

Sciogliere 50 gr di burro e far raffreddare; tritare 150 gr di noci (abbastanza grossolanamente), aggiungervi un tuorlo (tenere l'albume e montarlo a neve!), 130 gr di zucchero, 200 ml di panna liquida e il burro di prima. Io ho aggiunto anche qualche cucchiaio di miele d'acacia strabuono. Aggiungere anche l'albume senza smontarlo.


Versare la crema sulla pastafrolla e infornare a 180°C per 40 minuti circa. Togliere, far raffreddare, spolverare con zucchero a velo o cacao!










mercoledì 17 settembre 2014

ACQUARIO - fase 2

L'acqua era a posto, così abbiamo scelto i primi pesciolini, ognuno con funzioni diverse. 

Per quanto riguarda la pulizia del fondale, gli eletti sono dei corydoras ! (soprannominati da noi Baffetti). Questi si sono rivelati i più simpatici (anche se l'aspetto non è dei migliori), a causa del movimento morbido delle pinne e dei loro scatti verso l'alto e poi subito verso il basso. Sono quasi sempre a frugare con i loro baffetti tra la sabbia, a volte però compiono queste spedizioni rapidissime per recuperare un po' di ossigeno (così dicono voci su internet).

Invece, la pulizia delle foglie e dei tronchi è affidata ai Lunghi (vero nome impronunciabile), caratterizzati da una linea nera che li attraversa per lungo. Questi sono dei super esploratori, vagano tra le foglie e tra le grotte, stando sempre piuttosto vicino al fondo.

Non potevano mancare i neon - cardinali, super colorati e che vagano in gruppo per l'acquario. I cardinali non sfruttano molto le grottine, non hanno un bel tocco di pinna come i baffetti, ma il loro colore è spettacolare; stanno abbastanza verso la superficie e, ATTENZIONE, quando si spengono le luci si scoloriscono (autodifesa).

Infine, un ulteriore tocco di colore è dato da "altri" pesci (rasbore), con una strisciolina arancione molto vivace accostata ad una nera. Viaggiano insieme anche questi, tranne uno che si crede un cardinale per cui gironzola con i rosso-blu.

Sembra ci sia un buon equilibrio, nessuno si picchia (a volte i due Lunghi tra di loro), ognuno ha i suoi spazi. Presto avranno nuovi coinquilini.











mercoledì 20 agosto 2014

ACQUARIO - fase 1

Un acquario da 60 litri da allestire, riempire di pesci, prendersi cura. 

Si è quasi conclusa la prima fase di questo progetto, dopo quasi un mese : l'arredamento.
La vasca con sabbia, piante, legni e sassi deve infatti girare a vuoto per tre o quattro settimane, prima di far analizzare l'acqua e poter scegliere i primi pesciolini da mettere dentro.




Tutte le specie scelte sono molto rustiche, perchè si è ancora inesperti. Con queste piante, la luce dell'acquario deve restare accesa per sei-sette ore al giorno; comunque, è opportunamente regolata da un timer. I tronchetti di legno non sono stati presi a caso su una spiaggia della riviera ligure, ma comprati in un negozio specializzato; il legnetto più piccolo è stato fatto bollire per parecchio tempo, perchè si ostinava a galleggiare. Sono anche state aggiunte delle pietre qua e là (trovate a caso su una spiaggia della riviera ligure, o in Grecia -mi pare-), dopo aver fatto un po' bollire anche loro.





E niente, l'acqua è limpida, l' Echinodorus è già cresciuto e si attendono con impazienza i pesciolini.






martedì 10 giugno 2014

Treccine di ricotta LUCKY PEACH* (McSweeney's)**

* Lucky peach è una rivista trimestrale di cibo e scrittura. Ogni numero si concentra su un argomento e lo affronta attraverso racconti, illustrazioni, fotografie e ricette.
** è la casa editrice, fondata da Dave Eggers.

Quando le aspettative non deludono.
Erano molto alte, leggendo la presentazione della rivista, sapendo che la casa editrice è quella di Dave Eggers, vedendo le copertine...e in effetti Lucky Peach è super. E' bella, interessante e unisce in modo formidabile tutto quello che promette di unire.
Aspettative altine anche per le treccine di ricotta di pecora, dei dolcetti leggeri (senza burro, senza olio, senza uova), gustosi, carini da vedere, facili e veloci da preparare. E anche loro sono un po' super.


Ricetta:




In una ciotola mettere 200 gr di ricotta di pecora, 130 gr di farina, 130 gr di zucchero, 4 gr di lievito per dolci, 1 pizzico di sale, 1 buccia di limone grattugiata, qualche foglia di melissa e menta (io ho una menta particolare, dal profumo delicato e un po' aranciato, ma non ricordo il nome) tagliuzzata finemente.
Impastare fino a formare una palla abbastanza omogenea e poi, prendendo un po' di impasto alla volta, formare le treccine e metterle su una teglia con carta da forno.
Spennellare con latte e spargere zucchero di canna sulle treccine.
Infornare a 160°C per 20-25 min.

Pulizia del recipiente: squisita, pecorosa !




mercoledì 7 maggio 2014

Crostata BIOGRAFIA DI UN DENTE DA LATTE di Edoardo Rubatto

Questa crostata è tratta da questo super-blog (http://cakegardenproject.com/), l'ho solamente adattata alla mia abitudinaria pastafrolla e alle disponibilità del mio frigo.

Questa crostata non è un libro, ma un racconto. So per certo, inoltre, che è tratto da una storia vera. E' molto carino per cui lo scrivo per intero qui di seguito, prima della ricetta. E bom.


Biografia di un dente da latte 

Sono un incisivo centrale inferiore da latte. Ho iniziato a spuntare dalla gengiva nell’aprile dell’ottantasei. Fui il primo dell’arcata inferiore. Lui passava sempre il dito sulla mia testa avanti e indietro per capire cosa fossi. Mi accarezzava tutto il giorno con quell’ indice morbido, gommoso di mou. Non ricevetti mai più quel tipo di attenzione.
Capitava di vedere le persone guardarmi, quando piangeva, o quando rideva. Poi lui chiudeva la bocca e veniva il buio. Un buio caldo e umido. A volte si rifiutava di mangiare gli alimenti di base per la sua crescita come il pesce molle. Il pesce molle non gli piaceva proprio, gli piaceva il latte con il cioccolato, e io e il mio compagno gli tenevamo sempre la gomma del biberon. Ci sentivamo importanti, in qualche modo.
Con il tempo imparai a leggere e parlare, muovendomi con la mandibola al ritmo delle corde vocali. La bocca ormai si era riempita di denti bianchi e squadrati. Una volta al giorno ci sciacquava con il dentifricio azzurro, dolce. Era una bella sensazione, perché il clima si rinfrescava e il caldo umido del buio lasciava il posto alla brezza leggera. A causa del morso leggermente spostato, tutte le funzioni di frantumazione e masticazione le svolgevano i molari, i canini, gli incisivi laterali. Io e il mio compagno ci sentivamo piccoli e insignificanti a confronto. Nascosti dai due grossi incisivi superiori ci proteggevamo dalle unghie o dai panini di grano duro, ridendo nell’ombra. Non avevamo alcun compito. Però eravamo i primi a vedere il sole quando lui sorrideva.

Un autunno iniziarono a cadere tutti. Ricordo il mio compagno appeso a un filo che girava intorno alle sue minuscole radici e nervetti scoperti. E così gli altri, prima di essere strappati via. Nuovi denti spuntavano dalle gengive, giovani e violenti, e diventavano cinque volte, sei volte più grandi di me. Io restavo seduto composto. Non sapevo ancora che avrei aspettato anni e ancora anni eroso dalle consonanti e dimenticato all’ombra dei nuovi mastodontici incisivi superiori. Più passava il tempo, più consumavo la paura nell’attesa. Nano tra i giganti vedevo passare i succhi gastrici dopo le sbronze, alcool e cibo piccante da rimpiangere gli omogeneizzati. Baci bellissimi e altri meno, acidi come il vino del discount. Le unghie divorate e sputate a terra, e lui che sorrideva sempre meno lasciando me rimpicciolire in questa prigione buia e umida.
Mai utile alla masticazione, mai alla frantumazione, usurato dal tempo riempio uno spazio e aspetto. Vedo la luce quando mi viene concesso, e in una frazione di secondo posso riposare sulle mie radici consumate in una seggiola di tessuto molle.


Ricetta:



Pastafrolla

Pacioccare con le mani 100 gr di zucchero, 220 gr di farina, 25 gr di farina di mandorle, 1 pizzico di sale, 1/2 bustina di lievito e 1 bustina di vanillina. Aggiungere un po' alla volta 100 gr di burro ed amalgamarlo bene. Disporre il tutto nella forma a vulcano e riempire il cratere con un uovo intero e un tuorlo. Con le dita iniziare a girare per mescolare l'uovo con il bordo del cratere e poi con tutto; continuare fino a che non si ottiene un impasto solido, lavorando con il palmo delle mani (non le dita), ma non troppo. Stendere la pasta su una tortiera (imburrata e infarinata) e bucherellare con la forchetta, tanti bucherelli.
Infornare a 180°C per circa mezz’ora (dipende dal forno). Togliere e lasciare raffreddare.

Crema

Lavorare 500 gr di ricotta con dello zucchero a velo fino a formare una crema liscia, poi aggiungere un po' alla volta 200 ml di panna montata. Assaggiare e regolare con lo zucchero a velo a piacimento (io sono golosa per cui ne ho messo in totale circa 40 gr). Tagliare due perette ben mature a pezzetti piccoli e unirli al composto, insieme a del cioccolato extrafondente a scagliette (io ho usato rimasugli di un uovo di pasqua).
Versare il tutto sulla pastafrolla (non calda!) e mettere in frigo.

Crumble

Mettere su una teglia rivestita da carta da forno 100 gr di farina 00, 100 gr di burro freddo, 100 gr di farina di mandorle, 100 gr di zucchero di canna e un cucchiaino di cannella in polvere. Infornare per circa 20 min e poi far raffreddare, prima di metterlo sulla torta. In realtà con queste dosi mi è venuto un quintale di crumble !




mercoledì 30 aprile 2014

Sablè viennesi CREATURE OSTINATE di Aimee Bender

Questa raccolta di racconti di Aimee Bender ha raggiunto il primo posto nella mia classifica personale di raccolte di racconti. Dico sul serio. Lei è un genio pazzo, o forse solo quel che esce dall'incrocio tra uno psichiatra e una ballerina-coreografa. Unisce situazioni totalmente surreali a sentimenti ed emozioni iper realistici, per cui leggendo la storia di una famiglia con la testa a forma di zucca a cui capita un figlio con la testa a forma di ferro da stiro, o la storia di un uomo che si compra come animale da compagnia un omino chiuso in gabbia, in realtà niente sembra più quotidiano e normale. Sono anche racconti forti e violenti, quasi tutti. Altri sono teneri. 
Lei è un po' fuori di testa, in modo strepitoso.
I sablè viennesi sono dei biscottoni burrosi, un po' morbidosi, in questo caso cioccolatosi. Sono semplici, saziano ma non ingolfano, non sono esagerati (né nel gusto, né nella pesantezza). Ottimi biscotti da the.


Ricetta




Lavorare 170 gr di burro a crema ben liscia; sbattere leggermente 1 uovo con 80 gr di zucchero a velo e unirli alla crema di burro. Unire progressivamente 185 gr di farina, 20 gr di cacao e un pizzico di sale setacciati. Riempire un sac à poche con la bocchetta scanalata e formare i sablè su una teglia rivestita di carta da forno. Infornare a 170°C per 12 minuti.


Pulizia del recipiente: buonissima e neanche troppo nauseante !






sabato 22 febbraio 2014

Torta ai due cioccolati e agrumi DUE DI DUE di Andrea De Carlo

Due di Due in realtà è un libro che non mi è piaciuto molto. Anzi, mi è piaciuta solo la prima metà. La seconda meno e ancora meno dopo che ho letto anche Di noi Tre (per dare una seconda possibilità a De Carlo). 
Comunque, in Due di Due ci sono due ragazzi, molto diversi, che però sono grandi amici (Di noi Tre è simile ma oltre a due amici c'è anche una lei e l'amicizia diventa un triangolo amoroso).
Invece, questa “torta di compleanno” mi ha piacevolmente sorpreso e l'incontro tra i due cioccolati (al latte nel pan di spagna e fondente croccante in mezzo) è buono davvero !

Ricetta:




Tritare (con qualsiasi strumento disponibile) 100 gr di cioccolato al latte, con la buccia di un limone grattugiata e quella di un arancio. Unire poi 60 gr di farina e 95 gr di mandorle e frullare ancora un pochino.
Sbattere 4 tuorli con 125 gr di zucchero, aggiungervi il composto prima tritato e un pochino di latte tiepido.

Con le fruste elettriche, montare i 4 albumi con un pizzico di sale e poi incorporarli all'impasto, un po' alla volta, mescolando dal basso verso l'alto. Unire anche mezzo cucchiaino di lievito e poi spostare in uno stampo imburrato e infarinato.

Pulizia del recipiente: eccezionale, un pan di spagna molto delicato e profumato.


Infornare a 180°C per circa 40 minuti e lasciare raffreddare bene prima di tagliare la torta a metà.

Fondere circa 100 gr di cioccolato fondente a bagnomaria e spalmare una metà del dolce.

Montare la panna (circa 170 ml) con zucchero a velo a piacere, metterla sopra il cioccolato spalmato (e raffreddato) e richiudere con la seconda metà. Lasciare in frigo per almeno un paio d'ore.

Decorare a caso con zucchero a velo e bucce grattugiate di agrumi e scagliette di cioccolato, o come si vuole.



martedì 21 gennaio 2014

Crostata LA FAMIGLIA WINSHAW di Jonathan Coe

“ L’insieme di torri gotiche, neogotiche, subgotiche e pseudogotiche, che davano il nome alla casa, somigliava a una gigantesca mano nera, bitorzoluta e deforme: le dita artigliavano il cielo, quasi ad afferrare il sole declinante che risplendeva come una moneta brunita, e che ben presto sarebbe finito – così pareva – nelle sue grinfie inesorabili ”.

Non mi piacciono i libri gialli/horror e simili, così come non mi piace la marmellata di arance. Però se nel primo caso si sta parlando de “La Famiglia Winshaw” e nel secondo di una crostata cioccolato e arance (e mandorle), allora va bene. Adorabili entrambi.
In effetti solo verso la fine del romanzo viene fuori il suo lato horror, quando ormai il lettore è talmente preso dalle 300 pagine lette precedentemente che non può non apprezzare. Si conclude  senza l’amaro in bocca, diciamo.

Ricetta:




Pacioccare con le mani 100 gr di zucchero250 gr di farina, 50 gr di cacao1 pizzico di sale1/2 bustina di lievito e un po’ di cannella. Aggiungere un po' alla volta 120 gr di burro ed amalgamarlo bene. Disporre il tutto nella forma a vulcano e riempire il cratere con un uovo intero e un tuorlo. Con le dita iniziare a girare per mescolare l'uovo con il bordo del cratere e poi con tutto; continuare fino a che non si ottiene un impasto solido, lavorando con il palmo delle mani (non le dita), ma non troppo. Stendere la pasta su una tortiera (imburrata e infarinata) e versarci sopra la marmellata di arance.
Infornare a 180°C per circa mezz’ora (dipende dal forno). Nel frattempo frantumare delle mandorline già pelate, metterle sulla torta e re-infornare con l’opzione grill per un paio di minuti, per far tostare le mandorline.

Pulizia del recipiente: la pasta frolla cruda è buonissima (parere personale).


Fatto. Semplice, veloce e buonissima.